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Rapporto sulla popolazione PDF Stampa E-mail

Titolo
Rapporto sulla popolazione

Autore
Gruppo di Coordinamento per la Demografia – SIS Società Italiana di Statistica


Editore
Il Mulino


Anno
2007


Prezzo
€ 11.50

ISBN
978-88-15-11828-8

Sito web dell’editore
http://www.mulino.it/

 

Nota

L’Italia è uno dei paesi dove si fanno meno figli al mondo, dove questi vivono più a lungo con i genitori, dove maggiori sono la longevità e l'invecchiamento della popolazione. Un peso così elevato degli anziani (attualmente una persona su cinque), del tutto inedito nella Storia dell'umanità, costituisce una sfida completamente nuova per le società moderne, con conseguenze economiche e sociali che noi ci troveremo ad affrontare in prima linea. Anche l'immigrazione, che sembrava toccarci solo marginalmente fino a dieci anni fa, sta conoscendo una fase di grande effervescenza: per quanto la presenza di stranieri sia più bassa rispetto ad altri paesi occidentali, oggi i suoi tassi di crescita sono da noi tra i più elevati in Europa. Sta cambiando rapidamente anche la famiglia: le coppie di fatto, le nascite extra-nuziali, l'instabilità coniugale sono ora in crescita esponenziale. A partire da una ampia mole di dati, il volume illustra la complessità delle dinamiche demografiche della società italiana contemporanea, della quale delinea un ritratto puntuale e aggiornatissimo.


Notizie sugli autori

Il volume è promosso dal Consiglio Scientifico del Gruppo di Coordinamento per la Demografia della SIS ed è curato da G. Gesano del CNR, F. Ongaro dell’Università di Padova e da A. Rosina dell’Università Cattolica di Milano


Pagine scelte

Pag. 7 – I “fondamentali” dell’Italia

“Com'è noto siamo uno dei paesi che fa meno figli al mondo e soprattutto che da più lungo tempo mantiene livelli di fecondità molto bassi (attorno ad un figlio e un terzo per donna). Da circa un decennio si osserva un certo recupero, che però interessa solo l'Italia settentrionale. In pochi anni si è, inoltre, dissipato lo storico vantaggio meridionale sulla produzione di nascite. Siamo il paese nel quale i figli rimangono più a lungo a vivere con i genitori. Siamo uno dei paesi con maggiore longevità. Siamo anche il paese nel quale maggiore è l'invecchiamento della popolazione.”

 
Pag. 29 – La piramide rovesciata

“La terza componente, la sopravvivenza in età anziana, è approssimata in figura dal rapporto tra i residenti di una generazione ad ottant'anni e gli stessi quindici anni prima, cioè all'ingresso in età anziana. Anche in questo caso le generazioni d'inizio secolo perdevano, tra i sessantacinque e gli ottant'anni, più della metà del loro ammontare, ma già quelli che stanno arrivando ora a ottant'anni sono più dei due terzi di coloro che erano arrivati a sessantacinque anni. Nelle previsioni dell'Istat, questa quota potrebbe avvicinarsi asintoticamente all'80 per cento, ciò che corrisponde ad una permanenza media in età anziana di 22 anni per gli uomini e 25 anni per le donne, quando oggi è prossima rispettivamente a 17 e a 21 anni.”
 

Pagg. 61 e 69 – Nascite: Nord batte Sud

“L'evoluzione riscontrabile per l'Italia nel complesso è il risultato di opposte dinamiche territoriali: l'aumento dei nati si registra, infatti, solo per i residenti nelle regioni del Centro e del Nord, mentre al Sud e nelle Isole prosegue il fenomeno della denatalità. Confrontando il 1995 e il 2005, nelle ripartizioni del Centro-nord si osservano incrementi dei nati compresi tra il 15 e il 25 per cento (con punte regionali superiori al 35 per cento, come nel caso dell'Emilia-Romagna); nel Mezzogiorno, al contrario, si registra nello stesso periodo una contrazione delle nascite che in media eguaglia il 13 per cento ma che in altre regioni (Calabria) arriva fino al 17 per cento.

Il quadro che emerge a livello nazionale, insomma, è una media di comportamenti riproduttivi distinti che con il tempo tendono ad avvicinarsi: quello del Mezzogiorno che, combinando: a) un vivace processo di ‘invecchiamento’ della fecondità, b) una persistente convergenza su ordini di nascita bassi e c) una progressiva diminuzione dei livelli di fecondità, sembra ripercorrere con ritardo fasi evolutive già vissute dal resto del Paese; quello di un Centro-nord che, recuperando sui bassi livelli di fecondità sperimentati in passato, senza per questo rinunciare a una fecondità tardiva e di basso ordine, finisce per ridurre la tradizionale distanza dal Mezzogiorno.”

 
Pagg. 119  e 121 – I flussi immigratori

“Le migrazioni internazionali che hanno interessato il territorio italiano negli ultimi quindici anni risultano nettamente differenti, per direzione e caratteristiche prevalenti, da quelle registrate solo qualche decennio fa. Da area di origine dei flussi migratori diretti verso i paesi più dinamici e/o maggiormente industrializzati del pianeta, l'Italia si è progressivamente trasformata in area di destinazione dei migranti provenienti essenzialmente dal Terzo mondo e dall'Europa centro-orientale. In sostanza, gli spostamenti degli stranieri sono diventati nettamente prevalenti rispetto a quelli dei nazionali. La stagione dell'emigrazione italiana ovviamente non si è chiusa, ma i flussi diretti verso l'estero hanno assunto una dimensione nettamente inferiore rispetto al passato e sono risultati solo di poco superiori ai flussi di rimpatrio. Lo scarso saldo negativo degli italiani è stato quindi abbondantemente compensato dall'enorme afflusso netto di immigrati stranieri.

Limitando l'attenzione alla sola componente più stabile della presenza straniera, quella residente, è possibile notare l'eccezionale crescita registrata in meno di quindici anni: da appena 356 mila persone censite nel 1991, pari allo 0,6 per cento della popolazione complessiva, a quasi 2,7 milioni di iscritti in anagrafe all'inizio del 2006, corrispondenti al 4,5 per cento delle persone che vivono stabilmente in Italia.”
 
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